Fonte: Corriere.it/ Times
Nell’ultima campagna elettorale italiana è comparso raramente, forse perché i nostri politici, in passato, ne hanno abuso indiscriminatamente. L’insulto, ovvero la pratica di attaccare violentemente gli avversari politici, è stata riscoperta recentemente dai quotidiani del Regno Unito, patria del liberalismo e del fair play, dopo che il primo ministro britannico Gordon Brown è stato definito dal dittatore dello Zimbabwe Robert Mugabe «solo un piccolo puntino in questo mondo» perché aveva criticato la lentezza dello scrutinio durante le recenti elezioni nel Paese africano. Partendo da questo attacco poco gentile il Times di Londra ha provato a stilare la top ten degli insulti politici più celebri.
5) PRODI E BERLUSCONI
L’unico attacco non britannico presente nella top ten è quello lanciato da Romano Prodi nei confronti di Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale del 2006. Il professore durante il secondo faccia a faccia televisivo con il Cavaliere, spazientito per le accuse e la carrellata di numeri enunciati dall’allora leader del «Polo delle libertà» parafrasando una celebre battuta del premio Nobel irlandese George Bernard Shaw, commentò sarcastico: «Berlusconi si attacca alle cifre come gli ubriachi si attaccano ai lampioni»
4) CLARK vs HURD
Alan Clark, discusso ex sottosegretario alla difesa, così apostrofò il collega conservatore Douglas Hurd: «Per quanto ne so potrebbe tranquillamente avere anche una pannocchia in culo» Testuale.
3) THATCHER, L’INCOMPRESA
Secondo il Times potrebbe essere scritto un intero libro sulle invettive ricevute durante la sua lunga carriera da primo ministro. Il quotidiano londinese sceglie per la top ten due famose offese: la prima è quella del politico conservatore Jonathan Aitken che intervistato da un giornale egiziano e volendo sottolineare l’ignoranza sulle questioni mediorientali della Lady di Ferro disse sarcastico: «Probabilmente pensa che Sinai sia il plurale di seno» (dove si intendono i seni nasali). La seconda è l’offesa di Lord St John of Fawsley che così descrisse la Thatcher: «Quando parla senza pensare, dice ciò che pensa».
2) CHURCHILL, DI E CONTRO
Winston Churchill, oratore di indubbia fama spesso freddava i suoi avversari con battute al vetriolo. Tra le sue più celebri invettive è quella indirizzata nei confronti di Clement Attlee che lo spodestò dalla carica di primo ministro all’indomani della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale. Il leader laburista fu definito dal grande premier britannico «Una pecora in abiti da pecora» (parafrasando il proverbio «un lupo in abiti da pecora»). Nella sua lunga carriera il politico conservatore fu investito anche da diversi attacchi. Il Times sceglie quello rivolto nei suoi confronti dallo statista inglese d’inizio novecento Frederick Edwin Smith che disse di Churchill: «Winston ha speso i migliori anni della sua vita a preparare discorsi improvvisati»
1) GLADSTONE, DISRAELI E LA REGINA VITTORIA
Secondo il Times l’età dell’oro dell’invettiva fu il periodo vittoriano quando due dei più famosi politici inglesi, Benjamin Disraeli e William Gladstone si affrontarono per decenni nella Camera dei Comuni a colpi d’insulti. Tra questi il Times ricorda l’invettiva di Disraeli che così una volta criticò l’avversario di una vita: «Non ha un solo difetto che si possa redimere». Ma il politico conservatore non era l’unico a non amare Gladstone. Gli storici raccontano che non andasse a genio nemmeno alla regina Vittoria che gli preferì sempre il suo acerrimo avversario. Una volta la stessa regina, stanca dei modi «rozzi» di Gladstone, troppo lontani dall’etichetta di corte, disse di lui: «Il signor Gladstone si rivolge a me come se parlasse al pubblico».
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