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Posts Tagged ‘Jerry Moss’

#5 La Geffen e l’”Investimento” Chinese Democracy

https://i0.wp.com/i.dailymail.co.uk/i/pix/2008/11/24/article-1088964-02814DB6000005DC-495_468x482.jpgDieci anni fa, I Guns N’ Roses sembravano ancora un buon investimento, avevano infatti, con i loro 4 album, raccolto la bellezza di 32 dischi di platino. Così, nel 1998, la Geffen Records si sentì tutelata nell’offrire ad Axl Rose un milione di dollari per il completamento della 5° fatica in studio dei Guns, promettendogli un altro milione nel caso di un lavoro rapido. Come potete immaginare Axl non percepì mai il milione bonus, e a causa del perfezionismo, della stupidità e della mancanza di pianificazione da parte del roscio frontman, l’album vide la luce solo 10 anni più tardi. Ma la Geffen, per i dieci anni di lavoro continuò a spendere denaro, e non poco: considerate che nel 2001, mensilmente, la Major investiva 244,000 dollari. All’uscita dell’album aveva dilapidato una cifra attorno ai 15 milioni di dollari, escluse le spese di promozione….

#4 Le Major affondano Napster

https://i0.wp.com/multivu.prnewswire.com/mnr/cingular/25966/images/25966-hi-napster.jpgIl servizio di file sharing ideato da Shawn Fanning era, verso la fine degli anni ’90, frequentato da milioni e milioni di utenti in tutto il mondo. Qual è stato l’errore delle Major? Invece di trovare un modo di lucrarci sopra (Attività nella quale le Case Discografiche eccellono) la Recording Industry Association of America (La fantomatica RIAA) rifiutò una proposta d’accordo da parte di Napster (Intorno al miliardo di dollari) e si impegnò in una causa legale che portò alla chiusura di Napster nel 2001. Quale fu il risultato? Gli utenti di non sparirono, ma cominciarono una diaspora senza fine fra centinaia di sistemi di file sharing diversi fra loro, e la tecnologia del download selvaggio iniziò una maratona che l’ha portata, ad oggi, tre passi avanti ai rimedi improvvisati dall’industria discografica. Un po’ come fermare un maremoto con un ombrello.

#3 La Stax Records si vende per Sbaglio

https://i0.wp.com/farm2.static.flickr.com/1145/860501884_09244db18c.jpgLa Stax Records di Memphis non è un’etichetta conosciutissima né lo è mai stata. I fanatici del Soul la ricorderanno per aver pubblicato alcuni grandi classici di nomi come Otis Redding, Sam & Dave e Booker T & the M.G.’s, ma i dirigenti dell’Atlantic non potranno mai scordarla. Nel 1960 ad un dirigente Atlantic, Jerry Wexler, piacque così tanto una delle prime pubblicazioni della Stax, da decidere di staccare un assegno da 1.000 dollari a Jim Stewart, presidente dell’etichetta, per assicurarsene i diritti, nel giro di pochi anni questa pratica si estese e la Atlantic si assicurò i diritti di distribuzione di tutto il catalogo della micro-major di Memphis. Sette anni più tardi, mentre la Stax cercava di riprendersi dalla morte di Otis Redding, Stewart diede un’occhiata più attenta al contratto con l’Atlantic e restò di sasso: l’avevano fottuto. Aveva infatti venduto, per quei 1000 dollari, l’intero catalogo dell’etichetta e il futuro della Stax, il tutto per una minuscola clausola alla quale il buon Jim non aveva prestato la dovuta attenzione.

#2 La Motown venduta al prezzo di un Panino

https://i0.wp.com/www.logodesignworks.com/logo-designs/logo-design-m/main/Motown.gifNel 1988 Berry Gordy Jr., presidente della Motown, perdeva mensilmente un gazillione di dollari nell’etichetta che aveva fondato e con la quale aveva conosciuto il successo planetario. Decise dunque di venderla per 60 milioni di dollari all’MCA e alla compagnia d’investimenti Boston Ventures. Fu un affare? A voi la valutazione: l’anno successivo Herb Alpert e Jerry Moss vendettero la loro A&M Records alla PolyGram per circa 500 milioni. Nel 1990, David Geffen ricevette 700 milioni per la sua Geffen Records e nel’92, Richard Branson scaricò la Virgin Records alla EMI per 960 milioni. Ah, per la cronaca cinque anni più tardi la Boston Ventures si fece da parte, vendendo l’etichetta alla Polygram per 325 milioni, un investimento con un guadagno del 500%…

#1I Beatles? No grazie”

http://blogs.tampabay.com/.a/6a00d83451b05569e20120a5afe6ae970c-450wiDick Rowe non fu l’unico rappresentante di una Major discografica che rifiutò l’ingaggio dei Beatles nei primi anni ’60, ma fu senz’altro l’unico che respinse il loro manager, Brian Epstein, con una sentenza da vero profeta “I gruppi con le chitarre hanno fatto il loro tempo..” Epstein pregò il dicografico di ripensarci, così Rowe prese un treno per Liverpool in modo da assistere ad uno show dal vivo della band. Quando arrivò al Cavern vide un gruppetto di ragazzini che si accalcavano all’ingresso cercando di ripararsi dalla pioggia. Annoiato, si fumò una sigaretta all’esterno del locale, tornò a casa e ingaggiò  Brian Poole and the Tremeloes, ottimo investimento…

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