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Posts Tagged ‘Ted Danson’

5) Il Silenzio degli innocenti: la locandina subliminale

images16C’è chi ha trovato una ben precisa spiegazione al successo del film di Demme. Il fatto è che nella locandina ci sarebbe un messaggio subliminale di natura sessuale che avrebbe invogliato milioni di persone ad andarlo a vedere al cinema.

Diamo un’occhiata a questo punto alla locandina incriminata. Vediamo l’immagine pallida di una donna con una strana falena sulle labbra, sul dorso della quale si vede l’immagine di un teschio. Tutti elementi caratteristici del film: l’orrore, il silenzio, il mistero…

Ma se osserviamo bene il teschio disegnato sulla falena è un’illusione ottica, e in verità è formato dai corpi contorti di sette donne completamente nude. Il fatto che ci siano è inequivocabile. Come sappiamo però gli effetti dei cosiddetti messaggi subliminali non sono affatto comprovati. C’è un altro elemento però che può ricollegare tale immagine a un gioco degli autori o meglio a una citazione artistica. Nel 1951 Philippe Halsman, su disegno di Salvador Dalì, scattò una fotografia che ritraeva i corpi di sette donne svestite in una posa che, vista da lontano o con disattenzione, poteva far pensare ad un teschio. Mettendo a confronto le due immagini la somiglianza è palese, tanto da far pensare ad una ben consapevole citazione.

4) Poltergeist: il film maledetto
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Una serie misteriosa di morti si sono verificate tra il cast della Trilogia del film “Poltergeist”, tali morti hanno inevitabilmente dato al film la proprietà di “maledetto”, tra l’altro in perfetta linea con il genere e il racconto del film, come se esso stesso abbia risvegliato spiriti maligni o demoni che abbiano poi cercato di vendicarsi su tutto il cast.

Ma andiamo per ordine: i tre film della trilogia sono rispettivamente Poltergeist (1982, scritto da Steven Spielberg e diretto da Tobe Hooper), Poltergeist II (1986, diretto da Brian Gibson), e Poltergeist III (1988, diretto da Gary Sherman). Ogni film racconta le vicende dei Freelings, una tipica famigliola americana che ha la cattiva abitudine di andare ad abitare in case infestate dagli “spiriti burloni”, ovvero da poltergeist.

Ci furono quattro morti tra gli attori del cast, Dominique Dunne (Dana Freeling), Heather O’Rourke (Carol Ann Freeling), Will Simpson (Taylor, uno spirito buono) e Julian Beck (Hanry Kane, uno spirito cattivo).

Le morti accidentali di Dunne e O’Rourke, tra l’altro particolarmente giovani (22 e 12 anni rispettivamente), fecero nascere la voce della maledizione. O’Rourke partecipò a tutti e tre i film, interpretando tra l’altro la protagonista, ma purtroppo morì prima dell’uscita dell’ultimo, tanto che nacque anche la voce che fosse morta durante le riprese per colpa di qualche spirito particolarmente malefico. Le altre due morti furono tutt’altro che accidentali essendo gli attori malati da tempo; tant’è vero che spesso essi non vengono menzionati tra le vittime della “maledizione” di Poltergeist.

3) Nosferatu, storia di un vampiro, vero!

nosferatuDocumentati e oramai confermati sono i deliri del regista, che alla ricerca di un estremo realismo avesse costretto il suo cast a sessioni di recitazione in orari e in condizioni impossibili, ma anche sulla figura di Murnau se ne sono dette, e se ne dicono, tante.

Il personaggio che più di ogni altro si distingue è sicuramente il Conte Orlock, ovvero il Nosferatu del titolo, interpretato magistralmente da Max Shreck (da notare che il suo cognome, in tedesco, significa “panico”). Proprio Shreck è oggetto di una delle leggende cinematografiche più diffuse e insite nel folklore moderno, tanto da ispirare un recente film (“L’ombra del vampiro”, 2000).

La storia è semplice: alla ricerca di un realismo estremo, Murnau avrebbe deciso di far interpretare il ruolo del Nosferatu a un vero vampiro, ovvero Shreck. Nessuno sapeva chi fosse, da dove venisse. Anche sul set si comportava in maniera decisamente silenziosa ed eccentrica, volendo girare le sue scene esclusivamente di notte o in ambienti chiusi.

Nessuno ricorda che sia stato usato alcun tipo di effetto speciale (siamo s’altronde agli albori del cinema) o che le sue orecchie a punta, la sua testa spigolosa, i suoi denti prominenti, le sue dita lunghe e affilate, fossero il risultato di una sessione di trucco. Ma chi era in realtà Max Shreck? In verità non era proprio un attore così sconosciuto. Nato a Berlino nel 1879, proveniva dal mondo del Teatro, e faceva parte della compagnia del più celebre Max Reinhardt.

Si dice addirittura che avesse lavorato con Stanislavski in persona (e questo spiegherebbe il suo indossare costantemente gli abiti e i costumi di scena, e il farsi vedere solamente di notte alla ricerca di una immedesimazione perfetta). Ma Shreck prima di apparire in “Nosferatu” aveva già collaborato con il mondo del Cinema, in poche e sconosciute pellicole, ma addirittura dopo il film di Murnau partecipò a più di 20 film.

Ma ormai, per la storia del cinema, Shreck è veramente un vampiro originario della Cecoslovacchia, che Murnau avrebbe scovato chissà dove, ed avrebbe convinto a partecipare al film con la promessa di potersi “succhiare” qualche bella attrice che partecipava al film.

C’è da dire che “Nosferatu”, e chi lo ha visto può capire bene, ebbe un impatto fortissimo nel pubblico degli anni ’20. Non si era mai visto niente del genere, un film terrificante, un gioco di ombre spaventoso. Non poteva essere un trucco. Quel vampiro doveva essere vero per forza. Il realismo è troppo crudo, le sue espressioni, i suoi gesti, non hanno apparentemente niente di umano.

2) Tre Scapoli e un bebè… E un fantasma!

locandina-tre-scapoli-e-un-bebeLa leggenda vuole che l’immagine evanescente di un ragazzo morto nell’appartamento usato per girare il film Tre Uomini e un Bebé compare in alcune scene del film. L’immagine inusuale appare ad una finestra quando Jack Holden (Ted Danson) e sua madre (Celeste Holm) stanno camminando nella casa che Jack divide con i suoi due amici.

Quando La signora Holden gioca con la bambina lasciata nelle cure dei tre maldestri ma simpatici protagonisti, una figura umana si intravede da dietro le tende di una finestra in secondo piano, sulla sinistra dello schermo. La leggenda prese campo velocemente, e persistette per vari anni. La forma più comune della storia riguarda un ragazzo di 9 anni che si suicidò con la pistola del padre nella casa usata per il film. Tale dettaglio venne ispirato dal contorno frastagliato della figura all’altezza della testa, e dal fatto fatto che le ombre formano la sagoma di una pistola. Altre variazioni riguardano la madre del fantasma. Si sarebbe opposta alla produzione del film, avrebbe riconosciuto il figlio nelle vesti funerarie, e sarebbe poi impazzita alla sua visione…
Come al solito, la verità è molto meno fantasiosa. Il personaggio di Ted Danson, nella versione iniziale, avrebbe dovuto fare in una scena una pubblicità a un prodotto per cani, usando un cartonato che lo ritraeva. Tale scena venne poi tagliata nella versione finale del film, eliminando così ogni riferimento alla figura sagomata. Infatti, la sagoma ritorna più di una volta nel corso del film. Ted Danson si trova proprio vicino a questa quando la madre della bambina torna a reclamarla; la figura era stata lasciata accidentalmente vicino alla finestra sul set.

1) Il Corvo e la morte di Brandon Lee

il-corvoTutti ormai sanno che l’attore protagonista, Brandon Lee, morì sulla scena durante le riprese del film. Subito dopo la sua morte, però, si sparsero voci riguardo il suo possibile assassinio, e la voce secondo cui la scena nella quale l’attore viene mortalmente ferito era stata lasciata nel montaggio finale del film.
Alcuni suggeriscono che Lee sia stato ucciso dalla stessa Mafia Cinese che uccise nel 1973 il più noto padre Bruce Lee, come punizione per l’esposizione dei segreti delle divine arti marziali nei suoi film. Altri ancora sono sicuri che ci sia di mezzo la Yakuza giapponese, in particolare quella che si muove dietro l’industria cinematografica.
La semplice verità è che Brendon Lee venne ucciso da uno spiacevole incidente, risultato della distrazione e del disordine organizzativo, e la tragica scena non venne usata nel montaggio del film. Secondo i giornali e la stampa specialistica, la scena in questione fu girata il 31 Marzo 1993, a Wilmington, nel North Carolina. La scena riguardava la morte del personaggio impersonato da Lee, Eric Draven, e risultava essere una scena portante per le vicende del film.

Lee doveva camminare attraverso una porta, portando una borsa contenente droghe. A quel punto l’attore Micheal Massee, nella parte di FunBoy, avrebbe dovuto sparare una revolverata a Lee. Per completare l’effetto realistico, una piccola carica esplosiva era contenuta nella valigetta portata da Lee. Sfortunatamente, un frammento del proiettile a salve, usato in precedenza per le scene dei dettagli, fu sistemato nel tamburo della pistola, e nello sparare ancora il frammento finì addosso a Brendon, ferendolo mortalmente.

Si disse poi che le scene della sua morte erano state distrutte; altri dissero che erano state sequestrate dalla polizia di Wilmington come prova investigativa. Le inchieste successive confermarono la morte di Brandon Lee accidentale, e la responsabilità fu attribuita alla negligenza della troupe, senza trovare diretti responsabili. In ogni caso il film fu completato, anche grazie a tagli di altre scene e a “trucchetti” digitali. Venne così anche rifatta e rielaborata la scena della morte di Draven, attraverso l’uso di una controfigura.

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